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Era la prima volta che partivo per una destinazione solamente per esplorarla, senza un progetto in testa.
Reunion
Multi-pitch / tradizionale
Zembrocal
La Chapelle
140 m
8c+
Yuji Hirayama, Sam Elias, Caroline Ciavaldini, James Pearson, Larcher Jacopo (2013)
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Pur avendo già utilizzato friends e nuts sulle Dolomiti, non avevo mai provato questo stile d’arrampicata: ne ero sempre stato attratto, ma non mi ci ero mai dedicato seriamente. Ciò che mi affascinava di più, era che l’aspetto mentale fosse preponderante e che si dovessero controllare le proprie emozioni e paure, concentrandosi solo sull’arrampicata.
All’inizio di quell’anno James Pearson e Caroline Ciavaldini mi avevano invitato a unirmi a loro per arrampicare un mese all’isola della Reunion, alla ricerca di nuove vie da aprire. Al gruppo si sarebbero aggiunti anche Sam Elias e la leggenda vivente Yuji Hirayama.
L’isola, dove peraltro Caroline era cresciuta, appariva stupenda e, nonostante fosse una meta turistica abbastanza nota, aveva mantenuto un aspetto selvaggio. In poche centinaia di metri si passava dalle spiagge oceaniche alle montagne, dalle città ai piccoli paesini, dove mix di culture convivevano in perfetta armonia.
I primi giorni, bazzicando le falesie più conosciute, abbiamo salito alcune vie in stile tradizionale. La roccia dell’isola è perfetta per l’arrampicata trad. Pur avendo già utilizzato friends e nuts in Dolomiti, non avevo mai provato questo stile d’arrampicata: mi aveva sempre attratto, ma non mi ci ero mai dedicato seriamente. Per fortuna nel gruppo c’era uno dei massimi esponenti della disciplina, James, che mi ha insegnato diversi trucchi e soprattutto ha controllato che non commettessi errori. Ciò che mi affascinava maggiormente di questo metodo, era la preponderanza dell’aspetto mentale, il fatto che fosse indispensabile controllare le proprie emozioni e paure, concentrandosi solo sull’arrampicata.
Dopo aver liberato alcune nuove vie trad sulla costa, abbiamo deciso di spostarci, per una decina di giorni, all’interno dell’isola, alla scoperta di una bellissima parete di granito di cui Caroline e James avevano visto solo qualche fotografia. Alta poco più di 200 metri, ci incuriosiva il fatto che nessuno l’avesse mai scalata prima.
Una volta raggiunta la base, dopo diverse ore di cammino, ci siamo accorti che l’unica via possibile le era solamente una, e peraltro non appariva nemmeno semplice. Così, invece di dividerci come da programma, abbiamo deciso di concentrarci tutti e cinque sulla stessa via: una cordata avrebbe aperto un tiro, mentre l’altra si sarebbe dedicata a pulire e liberare quelli precedenti. La via, però, si era dimostrata più dura e strapiombante del previsto: le fessure spesso si rivelavano superficiali, o piene di terra, e la roccia era molto compatta e liscia; per non parlare dei numerosi blocchi instabili, spesso grandi come frigoriferi.
Sono serviti diversi giorni per concludere la via e pulire i tiri, la maggior parte dei quali avevano solo protezioni tradizionali; per le soste, e dove non era possibile fare altrimenti, abbiamo piantato spit. La maggior parte dei tiri sembravano fattibili, tranne un liscissimo diedro strapiombante. Chiaramente, l’obiettivo successivo era liberare la via.
Nei giorni seguenti abbiamo salito tutte le lunghezze, ma il diedro continuava a respingerci, nonostante fossimo riusciti a risolvere tutti i singoli. Non avevo mai sperimentato qualcosa di simile: per riuscire a guadagnare centimetri, bisognava contorcersi in tutte le direzioni. All’inizio io e James avevamo fatto un po’ di progressi, ma poi abbiamo cominciato a rinunciare, mentre Yuji, che inizialmente faticava, poco dopo ha iniziato a cadere sempre più in alto, mostrando ancora una volta le sue doti e la sua esperienza. Più noi ci infuriavamo per ogni tentativo fallito, più lui riusciva a concentrarsi e a meccanizzare ogni sequenza. Dopo alcuni giorni, noi abbiamo desistito, mentre Yuji, combattendo fino all’ultimo, ha liberato il tiro: era la sera dell’ultimo giorno, quando ormai avevamo perso le speranze. Anche se mancava ancora la prima libera in un unico push, avevamo salito in libera tutti i tiri di “Zembrocal”.
Il viaggio all’isola della Riunione è stata un’esperienza magnifica, capace di farmi scoprire una nuova passione, quella per l’arrampicata trad.
Articolo su planetmountain.com Videoracconto della spedizione